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Un ginepro per tutti

In questo articolo proponiamo un’esperienza di lavorazione su un ginepro. Si tratta della prima impostazione partendo da un materiale da vivaio. Vedremo in dettaglio le fasi di lavorazione e le tecniche bonsaistiche da applicare per ottenere un lavoro apprezzabile fin da subito. Ci rivolgiamo in particolare ai neofiti che trarranno molte informazioni utili per sciogliere dubbi e trovare risposte alle mille domande che tutti abbiamo avuto quando eravamo alle prime esperienze con le nostre piante.

Esistono più di 70 specie di ginepro, anche se quelle più utilizzate per fare bonsai si possono ricondurre a poco più di una decina. Il ginepro in questione è della specie “chinensis” e come tutti i ginepri appartiene alla Famiglia delle Cupressacee. Questa varietà è una delle più diffuse ed apprezzate dal mondo bonsaistico per le sue caratteristiche di robustezza, compattezza della vegetazione, nonché capacità di reagire bene alla lavorazione bonsai.

L’esemplare che stiamo per impostare, come già accennato, arriva da un vivaio. Si tratta quindi di un materiale accessibile, con un costo contenuto e molto consigliato a chi è alle prime armi, perché permette di lavorare e crescere sotto molti aspetti durante le ore di pratica bonsai. Ecco perché scegliere un ginepro:

  • È un’essenza robusta
  • Si può lavorare a bonsai per quasi tutto l’anno
  • Permette di applicare molte tecniche bonsaistiche: pulizia del verde, lavorazione della legna secca, filatura, rafiatura, piegatura…
  • Sapendo scegliere, si può trovare materiale di buona qualità a prezzi ragionevoli

Studio e progetto

La lavorazione avviene agli inizi di giugno, dopo una stagione in cui la pianta ha vegetato in modo vigoroso, senza alcun intervento, se non quello di concimazioni mirate e regolari innaffiature. Qui di fianco potete vedere come si presentava prima della lavorazione.

Innanzi tutto si parte con la pulizia del verde, pulizia del tronco e una prima eliminazione dei rami troppo bassi per far parte del disegno dell’albero che vengono trasformati in jin. FIG. 002

Nella pulizia del verde vengono asportati tutti i getti ascellari, tutto il verde che nasce verso il basso o in prossimità della diramazione di due rami. In questo modo si alleggerisce la chioma, i rami possono essere legati con più facilità e si permette a luce ed aria di passare attraverso i rami, favorendo la crescita di nuovi germogli arretrati. Questa operazione viene fatta con le mani e con le forbici per l’eliminazione di qualche ramo. Qui sotto la pianta dopo l’intervento di pulitura fotografata sul suo lato sinistro e destro. Alcuni jin alla base sono già stati creati.

Per pulire il tronco viene usata una spazzolina specifica in ottone; si spazzola la corteccia seguendo il verso dei vasi linfatici, asportandone le scaglie più vecchie. In questo modo possiamo far emergere il tipico colore rossastro della corteccia giovane del ginepro, come si nota nella foto più sotto. L’eliminazione dei rami non utili al design del futuro bonsai vengono trasformati in jin, a simulare la legna secca di una pianta vetusta e provata dalle intemperie e dal tempo trascorso. Per questo si utilizzano pinze e sgorbie, nonché coltellini e qualsiasi attrezzo si ritiene utile per lo scopo. Per legna secca particolarmente “impegnativa” vengono utilizzati utensili elettrici come Dremel, frese e piccoli trapani.

Passata questa fase di pulizia, la struttura della pianta è ora ben visibile e si possono fare le valutazioni del caso, per poterne apprezzare tutte le caratteristiche.


Un buon bonsaista dovrebbe essere in grado di nascondere eventuali difetti estetici dell’albero e valorizzare invece le zone che donano bellezza e naturalezza alla pianta, trasformandoli in punti focali su cui l’occhio si posa ad osservare con ammirazione. La prima considerazione da fare è la scelta del fronte, ovvero il lato della pianta che sarà in posizione frontale rispetto all’osservatore. Solo per definire i parametri che determinano tale scelta, occorrerebbe un trattato a sé che in questa sede non possiamo affrontare, ma che rimandiamo magari ad un prossimo articolo…
Considerato il bel movimento del tronco e la presenza di buona ramificazione abbiamo dapprima ipotizzato una soluzione che vede la pianta piuttosto slanciata, leggera, che “spinge” visivamente a sinistra, con zone di legna secca in prossimità della base (soluzione A).

Seguendo il consiglio di Paolo Nastasi, istruttore UBI che ha supervisionato tutta la fase di lavorazione avvenuta in un suo workshop, valutiamo la possibilità di utilizzare come primo ramo un ramo basso sulla sinistra, con un diametro più adatto (secondo i canoni estetici del bonsai classico, il diametro del primo ramo dovrebbe essere all’incirca 1/3 del diametro del tronco nella zona in cui il ramo nasce). Questo bel ramo direziona la pianta, creando una tensione visiva che muove verso destra e che dona un carattere molto particolare alla pianta. Decidiamo quindi di procedere adottando questa soluzione (soluzione B).

Lavorazione

Come mostrato in foto qui di seguito, la prima operazione consiste nel selezionare i rami utili al disegno e creare jin e legna secca con i rami non necessari a formare palchi e chioma.

Successivamente si applica della rafia per proteggere i rami che subiranno le pieghe più “decise”.

Il ramo viene poi avvolto con nastro nero agglomerante che “nasconde” la rafia e contribuisce a realizzare un lavoro esteticamente migliore, oltre a migliorare la funzione di protezione dei rami stessi.  Nelle settimane precedenti i rami più grossi sono stati tenuti umidi per agevolare il lavoro di piegatura durante la lavorazione. In questo modo la pianta arriva già preparata per la prima impostazione. Si procede quindi posizionando il primo ramo, anche grazie all’uso di tiranti, oltre alla “normale” applicazione del filo. Il filo di rame, in linea generale, dovrà avere un diametro di circa 1/3 rispetto al diametro del ramo che andremo a piegare.

Il filo viene applicato con spire inclinate di circa 45° e distanziate in modo regolare tra loro. Seguendo queste “regole”, otteniamo la miglior tenuta della piega e un buon risultato estetico. Filato e posizionato il primo ramo, si posizionano i suoi rami secondari per impostare il primo palco.

Procedendo in questo modo si filano e si posizionano tutti gli altri rami, salendo verso l’apice. Durante tutta la lavorazione è consigliabile nebulizzare la pianta per mantenere le fibre vegetali umide e più pronte all’azione di piegatura.

La pianta come si presenta a fine lavorazione, dopo la prima impostazione.
Altezza dalla base circa 24 cm.

Conclusioni

Grazie ad una lavorazione di questo tipo è possibile far pratica e acquisire familiarità con:

  • Pulizia della pianta (vegetazione, corteccia e tronco, rami)
  • Creazione della legna secca
  • Rafiatura a protezione dei rami
  • Tecnica di filatura corretta nell’avvolgimento dei rami
  • Estetica e design nella scelta del fronte, nel posizionare i palchi, nell’esaltare i pregi e nel nascondere i difetti della pianta.

A mio avviso lavorare affiancati da un valido Istruttore è indispensabile, soprattutto se si è agli inizi e ci si trova di fronte a mille dubbi e domande. La presenza di una persona qualificata e con anni di esperienza è un fattore chiave per apprendere le giuste tecniche e il momento migliore per utilizzarle.

Nelle due / tre settimane successive alla lavorazione la pianta sarà tenuta in posizione ombreggiata e verrà nebulizzata e innaffiata con regolarità. Poi sarà gradualmente rimessa al sole e seguirà le altre piante sui bancali di coltivazione. Nel lungo termine dovremo aver cura di verificare che il filo non incida la corteccia e che la pianta vegeti con vigore, fino alla prossima lavorazione. Se questo articolo ti è piaciuto ti invitiamo a mettere “Like” e a condividerlo con quanti potrebbero apprezzarne l’utilità.

Grazie per l’attenzione e Facciamo Bonsai!!

 

Stefano Lombardi

 

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